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Il traduttore come mediatore linguistico nella comunicazione tecnica

La globalizzazione e la necessità di essere presenti sui mercati internazionali hanno portato a un netto incremento del volume delle informazioni e, nonostante la sempre maggior diffusione dell'inglese come lingua franca, anche delle corrispondenti richieste di traduzione nelle lingue dei mercati di destinazione, imposte non da ultimo dalle normative nazionali in termini di sicurezza.

Inoltre, la smisurata offerta di informazioni ha aumentato la sensibilità e l'assuefazione del destinatario, ovvero ha determinato da un lato la sua immunità nei confronti della miriade di messaggi a cui è esposto e quindi l'esigenza per chi comunica di colpire la sua attenzione, e dall'altro la sua maggiore consapevolezza a rivendicare il diritto a un'informazione trasparente.

Tutto questo ha indotto uno spostamento del baricentro da chi invia a chi riceve un messaggio: non è più il destinatario a preoccuparsi di capire, ma è l'emittente a dover garantire una corretta e rapida comprensione del suo messaggio. Per essere compreso senza problemi, il messaggio deve essere formulato a misura di destinatario e quindi il fruitore del testo in generale diventa il soggetto centrale della comunicazione. L'importanza di questo passaggio è evidente sia se pensiamo alla comunicazione di un'azienda, che deve per forza distinguersi per emergere e che se vuole presentarsi su un mercato estero deve confrontarsi con le regole culturali e linguistiche del paese di destinazione, sia se pensiamo ai testi pragmatici (es. le istruzioni d'uso di un apparecchio o il bugiardino di un farmaco) dove le conseguenze economiche e le responsabilità giuridiche per errori e omissioni sono addirittura lampanti.

Risulta quindi evidente che non si può più prescindere da una comunicazione di qualità: non essere compresi per incuranza può costare caro, a ogni livello. Con queste premesse diventa importante coinvolgere nel processo di comunicazione delle competenze trasversali, la competenza tecnica specifica e quella linguistica, ad esempio. In questo senso può offrire un validissimo contributo la figura del traduttore che non è, come comunemente si crede, solo un mediatore tra due lingue, quindi a valle del processo di produzione di un testo, ma anche un esperto riscrittore del testo nella stessa lingua, capace di rendere comprensibile il messaggio in base al destinatario, quindi a monte del processo.

Le minacce alla comprensione
La non-comprensibilità può insorgere in diversi punti del processo comunicativo. Se prendiamo le istruzioni d'uso di un prodotto ad esempio, sarà molto probabile che siano il risultato di una traduzione. La traduzione è un passaggio importante e delicato che in assenza di alcuni presupposti fondamentali può pregiudicare la qualità e la comprensibilità di un testo. Il primo di questi presupposti è, naturalmente, la competenza del traduttore.

Il traduttore deve essere un professionista, esperto di traduzione specializzata, capace di gestire la lingua speciale e le convenzioni testuali del settore in questione e di adottare il giusto approccio metodologico, attento conoscitore della lingua e della cultura di arrivo oltre che naturalmente di quella di partenza e così via; tutte competenze che si acquisiscono solo con un'adeguata formazione, con la personale specializzazione e con l'esperienza. In secondo luogo il traduttore deve essere messo in condizione di lavorare correttamente, nei giusti tempi e con le giuste informazioni. Spesso mancano informazioni basilari, come il destinatario del testo, il committente, lo scopo della traduzione - per non parlare della possibilità di chiarire con l'autore eventuali dubbi di comprensione.

Purtroppo il profilo professionale del traduttore è troppo spesso sottovalutato non da ultimo per una tradizionale reticenza nel riconoscere l'importanza della comunicazione specializzata in generale, relegata ancora a mero adempimento burocratico, sempre in seconda battuta rispetto a questioni di tempo e prezzo. Last but not least la qualità e la comprensibilità del testo di partenza che è anche testo di arrivo laddove la traduzione non sia necessaria.

La traduzione "endolinguistica"
Ritornando all'esempio di prima: le istruzioni d'uso sono testi pragmatici con funzione istruttiva, cioè non hanno velleità estetiche né funzione argomentativa, bensì lo scopo di istruire il lettore nel modo più semplice e meno ambiguo possibile all'uso di un determinato prodotto. Semplificando si può dire che la qualità delle istruzioni d'uso è data da un lato dalla loro completezza, ovvero dall'indicazione di tutte le informazioni necessarie per far funzionare il prodotto, e dall'altra dalla loro alta leggibilità, ovvero dalla capacità di rendere chiari e comprensibili a un pubblico ampissimo e molto eterogeneo contenuti anche complessi.

Il grado di comprensibilità dipende dalle scelte linguistiche (ma non solo) operate da chi scrive. Nel caso delle istruzioni d'uso chi scrive è generalmente un esperto e chi legge un non-esperto. Già questo pone un problema importante: la necessità per l'esperto di esprimersi in modo da essere compreso da tutti, in particolar modo dai non-esperti.

Su questo passaggio cruciale, ovvero la riformulazione dei contenuti in base all'utenza, si rivelano utilissime le competenze del traduttore, che è in grado di operare come mediatore linguistico, cioè come "traduttore endolinguistico". La "traduzione endolinguistica o riformulazione" (Roman Jakobson) consiste nell'interpretazione dei segni linguistici per mezzo di altri segni della stessa lingua, cioè nel cambiare le caratteristiche del testo senza cambiare la lingua, laddove la traduzione interlinguistica mira a ottenere le stesse caratteristiche in un'altra lingua.

Il traduttore è dunque in grado di offrire un importante supporto linguistico al tecnico, pur nella consapevolezza che la conoscenza accurata che il tecnico ha del prodotto è imprescindibile al fine di stabilire correttamente quali istruzioni dare e quali aspetti evidenziare per garantirne il sicuro funzionamento, insomma cosa descrivere; ma come descrivere tutto ciò in modo che sia immediatamente e facilmente comprensibile dal lettore senza sforzi, come deve essere nel caso delle istruzioni d'uso, richiede competenze di linguistica del testo che fanno parte del patrimonio formativo del traduttore o del linguista.

Il traduttore può fungere anche da utente non-esperto, in grado di testare la riuscita della comunicazione, di riformulare le informazioni qualora necessario e di proporre ulteriori chiarimenti e opportune integrazioni per raggiungere lo scopo comunicativo. Il traduttore sa individuare le convenzioni di una determinata tipologia testuale, ovvero quelle caratteristiche a livello di microtesto e di macrostruttura che rendono il testo riconoscibile dall'utente come "istruzioni d'uso" e che ne aumentano la leggibilità.

Tra le competenze che servono figurano ad esempio l'analisi dei corpora per evidenziare le strutture lessicali, sintattiche e stilistiche ricorrenti in una determinata tipologia di testi, e lo studio delle lingue speciali - materie che rientrano nella formazione del traduttore. Il traduttore conosce gli strumenti linguistici che rispondono meglio a determinate funzioni, proprie dei testi pragmatici come le istruzioni d'uso: per citarne alcuni solo a titolo indicativo, la monoreferenzialità, la coerenza terminologica, l'uso funzionale di paratassi e ipotassi, l'ordine delle descrizioni, il ricorso alle forme impersonali, l'economia dell'informazione, il registro adeguato, l'uso di espressioni correnti e molto altro ancora.

Proprio per le affinità della scrittura e riformulazione del testo con la traduzione, il traduttore può avere un ruolo fondamentale nel fornire un supporto intralinguistico al redattore tecnico: un mediatore capace di suggerire la giusta strategia linguistica in base all'utente per garantire sempre un'alta leggibilità e comprensibilità dei contenuti e riuscire così a raggiungere quello che è da sempre l'obiettivo dell'interazione a qualsiasi livello: la comprensione.

Conclusioni
Sarebbe auspicabile una più intensa collaborazione tra il tecnico esperto e il mediatore linguistico e in generale tra il mondo della tecnica e quello linguistico affinché la sinergia delle competenze possa portare a un ripensamento del processo di redazione che migliori la qualità della comunicazione specializzata e possa dare vita a figure professionali trasversali importantissime come quella del technical writer e in generale del comunicatore tecnico.


Daniela Roso
si è laureata in traduzione presso la Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori dell'Università di Trieste e dal 2000 lavora come traduttrice in house per la filiale commerciale italiana del gruppo Miele, produttore di elettrodomestici, dove si occupa dei manuali di istruzioni destinati al pubblico.