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Comunicare correttamente tramite le fotografie

Chi guarda la fotografia di un prodotto tecnico o di una fase di una procedura operativa la percepisce come una riproduzione della realtà. Spesso ci si dimentica che scattare una fotografia ed elaborarla presuppone numerose decisioni, coscienti e non, che influenzano la comunicazione con il lettore. Un redattore tecnico che ne è consapevole può aumentare il livello di comprensibilità delle foto e, di conseguenza, delle istruzioni stesse.

La fotografia tecnica o di oggetti e di prodotti è stata per lungo tempo soppiantata dai disegni lineari. Si è ritenuto che il "dimagrimento" dell'immagine, ridotta a linee, angoli e bordi, potesse facilitare la comunicazione a scopo didattico, presentando agli occhi e alla mente solo gli elementi essenziali. Con l'affermazione della fotografia digitale e la conseguente elaborazione digitale dell'immagine [1], la fotografia tecnica ha vissuto una fase di rinnovato interesse.

Prima che il nostro sguardo possa posarsi su una foto, sia analogica sia digitale, essa passa attraverso un processo composto di vari stadi:

  • le fotografie analogiche devono essere scattate, sviluppate, ritoccate e stampate;
  • le fotografie digitali devono essere scattate, elaborate e stampate.

Chi progetta le foto prende decisioni in ciascuno di questi stadi, definendo così l'aspetto del prodotto finale. Se si mettono a confronto una foto tecnica degli anni Trenta (immagine 1) e un'immagine tecnica moderna (immagine 2), si riscontra una radicale differenza tra le due: i ridotti livelli di luminosità e l'assenza di contrasto dell'immagine analogica a mezzi toni che riproduce una pompa manuale rendono i componenti grigiastri e indistinti. Non è possibile capire se è stata ritoccata. L'approssimazione della stampa a mezzi toni evidenzia i punti deboli della foto.

La moderna fotografia digitale a colori che riproduce un sistema di smistamento della posta è stata elaborata più volte: sono state applicate maschere di contrasto, ne è stata aumentata la definizione, sono stati ottenuti effetti di focalizzazione morbida dei riflessi e di correzione dei colori e aggiunte ombreggiature artificiali e il logo. I componenti sono chiaramente identificabili, il sistema appare luminoso, nitido e preciso. La foto assomiglia molto da vicino a un'immagine CAD dotata di realismo fotografico.

179 - figura 1

Immagine 1: Tipica foto tratta da un "manuale operativo per il telaio dell'autocarro", risalente al 1935 circa. Mostra il metodo di azionamento della leva della pompa manuale.

179 - figura 2

Immagine 2: Fotografia tecnica moderna di un sistema di smistamento della posta; l'immagine originale è passata attraverso vari stadi di elaborazione. (Foto: Ulrich Thiele)

Le foto sono a tutt'oggi le immagini caratterizzate dal maggior livello di verosimiglianza. Perciò, vengono spesso usate per rappresentare la realtà e persino accettate come prove. Quando qualcuno mostra le foto della sua macchina, della sua casa o di sua moglie, sta dicendo che quello è esattamente l'aspetto della sua macchina, della sua casa e di sua moglie. Gli oggetti, le persone e le scene possono essere identificati sulla base di una foto. Ed è questo il motivo delle reazioni irritate degli utilizzatori quando la fotografia contenuta in un documento tecnico non corrisponde esattamente al dispositivo esistente.

Questo diffuso atteggiamento nei confronti delle fotografie trascura il fatto che si tratta di forme di comunicazione visiva, progettate e selezionate dall'autore per uno scopo specifico. È una considerazione che si applica in egual misura alle fotografie delle vacanze come alle foto tecniche. Il processo di lettura di una foto viene spesso sottovalutato, si ritiene che una foto sia auto esplicativa. Basta un'occhiata e si è dentro alla foto. Sebbene nella percezione delle foto e della realtà occhi e cervello interagiscano in modo analogo, le foto offrono alla percezione una riproduzione chiaramente molto più limitata rispetto a quella della realtà. Soffermiamoci ancora una volta su questi limiti

È solo una porzione

Una foto è limitata, nel senso che mostra solo una porzione di realtà, normalmente contornata dal bianco. Le zone esterne a questa porzione o il contesto sono invisibili per chi guarda. La selezione di una fetta di realtà ha l'indubbio vantaggio comunicativo di orientare lo sguardo vagante e di richiamare l'attenzione su un campo visivo più ristretto. Questo vantaggio comunicativo si accompagna spesso allo svantaggio della perdita di contesto. Una foto dettagliata, che riproduce una porzione molto ristretta, è il caso limite. Le riviste spesso utilizzano anche foto dettagliate di oggetti quotidiani nei loro indovinelli visivi, ultimamente mirati alla prevenzione dell'Alzheimer. Spesso, senza contesto, non siamo in grado di riconoscere l'oggetto visualizzato. All'interno della documentazione tecnica, un'immagine particolareggiata deve essere ancorata al contesto utilizzando una lente di ingrandimento o una linea di riferimento.

È una visione prospettica

Le foto mostrano una porzione della realtà in una specifica prospettiva. È il fotografo a stabilire ciò che si vede e ciò che rimane nascosto. Movimenti di esplorazione quali spostamenti della testa o di posizione non aggiungono alcuna informazione. Se nella realtà è possibile vedere che cosa c'è dietro a un oggetto, in una fotografia no.

Le linee guida sulle fotografie a scopo didattico comprendono sempre, ad esempio, indicazioni sul fatto che un oggetto non deve essere fotografato da prospettive insolite ma nella prospettiva quotidiana, quella di un utilizzatore che si avvicina al dispositivo. Per formarci l'immagine di un oggetto, ci posizioniamo di fronte ad esso. Ciò corrisponde alla visione d'insieme, che indica i componenti di un dispositivo o di un sistema tramite numeri di riferimento e linee. A volte, tuttavia, una prospettiva diversa può rivelarsi utile. La foto per la manutenzione di un paranco a catena che pende da un soffitto deve essere scattata obliquamente da sotto, dalla prospettiva di chi guarda [1].

La profondità di campo

Nella realtà, possiamo fissare gli oggetti a qualsiasi profondità di campo. Nel caso di una foto, il fotografo stabilisce l'ampiezza del fuoco impostando l'apertura della lente, la distanza e la lunghezza focale, definendo così quali componenti dell'immagine verranno visualizzati nitidamente e quali no. Nella maggior parte dei casi, le macchine fotografiche hanno una profondità di fuoco decisamente migliore di quella dell'occhio, perciò riescono a mettere a fuoco un'area maggiore. Inoltre, la scelta della profondità di campo rappresenta uno strumento di progettazione dell'immagine che incanala la percezione di chi guarda o la guida verso specifici componenti.

Gli attributi sensoriali

Sebbene, tra le immagini, le fotografie siano quelle che più si avvicinano alla realtà, possiedono rispetto ad essa meno attributi. Per dirne una, possono essere esperite con un'unica modalità di percezione sensoriale: gli oggetti fotografati non possono essere toccati, non è possibile sentire i suoni che producono o sentire gli odori che emettono. Nelle fotografie a colori, gli indizi che indicano la profondità sono decisamente più deboli rispetto a quelli presenti nella realtà, poiché le immagini rappresentano uno spazio tridimensionale su una superficie bidimensionale. Il nostro cervello riesce a ricostruire la struttura spaziale tramite maschere, gradienti strutturali, scorci, ombre e altri indizi. Inoltre, quando si ha a che fare con foto in bianco e nero, manca il colore. Questo fatto può rappresentare un vantaggio comunicativo, perché l'attenzione si concentra sulle forme. La gamma delle esposizioni di una fotografia è più ristretta rispetto alla percezione, ed è questo il motivo per cui le ombre scure di una foto sono spesso elementi di disturbo.

È la registrazione di un momento

Le foto catturano un singolo momento, sono sempre istantanee. Questa circostanza non ha alcun peso quando si ha a che fare con foto di dispositivi statici. Ma quando si tratta di movimenti meccanici o di azioni umane, l'unica soluzione è scattare una serie d immagini. Ciò genera due problemi:

  1. Quale momento dell'azione deve essere fotografato? Per essere comprensibile, l'azione deve essere riprodotta in modo da rivelare a chi guarda l'attività che la precede e quelle future. Una foto costituisce una rappresentazione riuscita di un'azione quando la continuazione del movimento che è stato congelato nel tempo al momento dello scatto viene percepita dall'"occhio interno" e compresa per associazione.
  2. Quante fotografie sono necessarie per una ciclo di azioni? La sequenza fotografica deve essere ripercorribile, non deve saltare da un'azione all'altra senza consentire a chi guarda di fare i necessari passaggi mentali. Come nei fumetti, le lacune tra le fotografie devono essere colmate dalla mente.

La soluzione di entrambi i problemi può essere trovata solo per via intuitiva e deve essere stabilita dai redattori tecnici sulla base di test pratici.

Facciamo il punto

La percezione delle fotografie è indiretta. Le fotografie sono il punto di arrivo di innumerevoli decisioni, a livello conscio o inconscio, del fotografo, che ne influenzano la percezione e l'interpretazione. Quali sono le conoscenze che la psicologia cognitiva può offrirci al riguardo? Gli psicologi analizzano l'elaborazione cognitiva delle immagini a tre livelli, smontandone, per così dire, i processi [2].

Organizzazione globale

Non appena apriamo gli occhi, vediamo gli oggetti presenti nel nostro campo visivo a profondità digradanti rispetto allo sfondo. Questa organizzazione visiva spontanea è una delle straordinarie conquiste del cervello, che riceve le informazioni da retine bidimensionali, nelle quali recettori individuali ricodificano la luce trasformandola in attività neuronale. Le leggi che governano la formazione dell'immagine svolgono un ruolo fondamentale nell'affermarsi dell'organizzazione visiva. Ciascuna istruzione riferita alla formazione dell'immagine deve tenerne conto.

Poiché le foto trattengono aspetti importanti della struttura visiva della realtà, l'organizzazione globale non presenta problemi. Visto che una foto restituisce con chiarezza una gamma di profondità superiore a quella dei nostri occhi, l'assenza di indicazioni sulla profondità tipica della foto può portare ad associazioni scorrette, riunendo nella percezione componenti dell'immagine che si trovano a diversi livelli di profondità. Anche con lo spostamento della testa o del corpo al cervello non arrivano nuove informazioni.

Attenzione localizzata

È in una piccolissima area della nostra retina, la fovea centrale, che risiede la nostra capacità di vedere nitidamente, perché l'elevatissima densità dei suoi recettori le conferisce un potere di risoluzione molto alto. Tutto ciò che desideriamo vedere con chiarezza deve passare dalla fovea. Si ottiene questo risultato con il movimento degli occhi, che si fissano su specifici dettagli nel campo di visione in media tre volte al secondo. Registrando questi movimenti oculari si ha un resoconto della nostra attenzione visiva.

Quando guardiamo in modo naturale, il nostro sguardo vaga, si fissa su dettagli vicini o lontani e il cervello elabora un'interpretazione generale a partire da queste istantanee. In questo processo, la percezione è sempre selettiva. Tutto ciò che non fissiamo viene analizzato superficialmente e non viene memorizzato [1].

L'intento del redattore tecnico è quello di guidare didatticamente l'ingresso nell'immagine e il movimento dello sguardo. Ed è anche probabile che vi riesca, poiché tramite il colore, gli ingrandimenti, le frecce o altri strumenti che catturano lo sguardo la fissazione iniziale può essere diretta verso ciò che viene evidenziato. Il percorso della visione può anche essere influenzato da linee ottiche e da un'organizzazione intesa a facilitare la lettura dell'immagine, ma in questo caso chi guarda è più volitivo. Durante la normale lettura, l'area fissata – l'ampiezza delle percezione – comprende una superficie ovale lunga circa quattro centimetri. Ciò significa che solo una piccola immagine risiede completamente nell'area di visione della fovea. Ma le foto piccole hanno senso solo se riproducono pochi dettagli, una maniglia ad esempio.

Se contengono troppi dettagli, le immagini di piccole dimensioni costituiscono una sfida inarrivabile per gli occhi. Come si può vedere nella figura 3, anche una piccola immagine viene analizzata tramite il movimento dello sguardo. Ma è un attività faticosa, come qualsiasi collezionista di francobolli potrà confermare.


Figura 3: Nonostante le dimensioni ridotte dell'immagine (2 x 2,4 cm), l'attenzione può essere indirizzata verso diversi degli elementi che la compongono.

Elaborazione concettuale

Dalla fissazione di oggetti scaturiscono i concetti. Ad esempio, nella figura 1 si possono distinguere una mano, una targhetta e persino le teste dei chiodi. Che si guardi il mondo reale o la sua riproduzione fotografica, l'interpretazione complessiva nasce dal consolidamento di molteplici soste di fissazione. Nelle foto della documentazione tecnica, le didascalie con i numeri di riferimento e le linee facilitano l'elaborazione delle informazioni contestuali.

Tuttavia, le foto non servono solo a facilitare la comprensione di ciò che viene riprodotto, vale a dire il contenuto, ma devono essere considerate anche come messaggi intenzionali. Perché mi viene mostrata una foto? Che uso ne devo fare? Il contesto linguistico o l'utilizzo di ulteriori convenzioni tipografiche come frecce, parti evidenziate con il colore o linee di riferimento possono fornire indicazioni a riguardo, orientando la visione ai componenti fondamentali.

Conclusioni pratiche

Le fotografie rappresentano la realtà in modo selettivo e non sono mai fedeli alla realtà assoluta. Sono il risultato consapevole di un progetto realizzato con strumenti fotografici per trasmettere specifici messaggi visivi. Di seguito un elenco delle caratteristiche che dovrebbero essere presenti nelle foto che corredano la documentazione tecnica:

  • Il contesto dell'immagine, poiché l'assenza dell'ambiente abituale crea disorientamento.
  • La prospettiva deve corrispondere a quella dell'utilizzatore ed essere funzionale: i componenti importanti devono essere visibili ed avere il grado minimo di distorsione.
  • I componenti importanti catturano immediatamente gli occhi. Ciò è reso possibile dalla prospettiva, dalle maschere, dalla profondità di fuoco e dall'evidenziazione. Nelle foto in bianco e nero, ad esempio, un componente colorato cattura lo sguardo.
  • Un percorso visivo all'interno della foto, che guida chi guarda tramite strumenti quali frecce o numeri. Più una foto è dettagliata, più è difficile guidare lo sguardo dell'utente all'interno della foto.
  • La dimensione della foto corrisponde alla sua funzione: un'immagine d'insieme con molti componenti deve essere più grande di una foto dettagliata di una maniglia.
  • Le immagini che hanno funzione rappresentativa vengono organizzate in sequenze fotografiche lineari, separate da spazi che possono essere riempiti mentalmente da chi guarda.

Alcuni di questi obiettivi non erano facilmente raggiungibili con i mezzi della fotografia analogica ma il processo digitale ha semplificato molte cose.

Riferimenti bibliografici

[1]    Kalcher, A. (2007): Ein Lanze für das Foto. In: technische kommunikation, H. 6, S. 66–69.

[2]    Ballstaedt, S.-P. (2011): Das wissenschaftliche Bild. Texte effektiv bebildern. Konstanz: UVK.

Approfondimenti

  • Goldstein, E. B. (2008): Wahrnehmungspsychologie. Der Grundkurs. Berlin, Heidelberg: Spektrum Akademischer Verlag.

Steffen-Peter Ballstaedt è professore di Comunicazione applicata presso l'università di Gelsenkirchen. Dopo studi di psicologia, si è occupato di comunicazione linguistica e visiva con particolare attenzione alla comunicazione tecnica. Tiene lezioni, seminari e pubblica testi su argomenti attinenti alla progettazione dei testi e delle immagini.

steffen.ballstaedt@fh-gelsenkirchen.de

www.fh-gelsenkirchen.de